IL MANDOLINO A 6 E 4 ORDINI DEL XVIII SECOLO: QUALI CORDE?

di Mimmo Peruffo

Introduzione

Quando si affronta il problema di che tipo di corde utilizzarono i Mandolini a sei e quattro ordini del Settecento la prima cosa che balza agli occhi è la grande eterogeneità che si ritrova in queste montature. L’aspetto che pone maggior difficoltà di comprensione è rappresentato comunque dal fatto di utilizzare, nel Mandolino a 4 ordini napoletano in particolare, un cantino di budello mentre le restanti sono di fili di metallo singolo e metallo intrecciato fino ad arrivare all’utilizzo di corde rivestite su anima di budello o seta per l’ultimo ordine. A completare il quadro, già di per sè eterogeneo, si ha infine anche un mix tra disposizione in unisono e in ottava degli ordini.
Perché si utilizzò un cantino di budello e non una corda di metallo come per gli ordini a seguire e come poi effettivamente accadde nel corso del XIX secolo?
Il quesito è lecito: il carico di rottura medio del budello è infatti di ‘soli’ 34 Kg/mm2, molto più basso rispetto a quello medio del Ferro e dell’Ottone del tempo il quale superava facilmente ì 100 Kg/mm

Clicca qui per leggere l’articolo completo

 

 

Documenti storici

Christoph Weigel: 'Der Saitenmacher', Regensburg 1698

Christoph Weigel: “Der Saitenmacher”, Regensburg 1698

Disegno del telaio del cordaio padovano descritto dal viaggiatore inglese Skippon (2a metà del XVII secolo)

Disegno del telaio del cordaio padovano descritto dal viaggiatore inglese Skippon (2a metà del XVII secolo)

Diderot & Alambert's 'Encyclopedie', Paris 1750-67

Diderot & Alambert’s “Encyclopedie“, Paris 1750-67

fine XIX secolo, manifattura delle corde di budello (per cortesia di Frank Smith,UK)

fine XIX secolo, manifattura delle corde di budello (per cortesia di Frank Smith,UK)

fine XIX secolo, manifattura delle corde di budello (per cortesia di Frank Smith,UK)

fine XIX secolo, manifatura delle corde di budello (per cortesia di Frank Smith,UK)